sabato 14 settembre 2013

PREFAZIONE del Prof. GIORGIO GALLI al libro GUERRE DELLA FINANZA

Estratto dalla PREFAZIONE del prof. Giorgio Galli

Con questo “Guerre della finanza” Nicola Walter Palmieri completa un
ciclo di quattro volumi, tutti pubblicati dalla CEDAM, che, concepiti come analisi
della drammatica crisi economica iniziatasi nell’estate del 2007, risultano essere una
vera e propria storia di oltre tre secoli del capitalismo moderno, a partire dalla
fondazione della Banca d’Inghilterra, nel 1694. Questo lungo periodo che è anche
di storia dell’Occidente, è stato caratterizzato da un uso razionale delle risorse, da
un diffuso miglioramento del livello di vita e da una estensione dei diritti politici
e civili, aspetti che debbono essere tenuti presenti, perché l’autore, pur di
formazione culturale liberale, li lascia sullo sfondo, nel quadro di una impostazione
duramente critica, dettata dalla convinzione che quel lungo ciclo con aspetti
positivi sembra giunto al termine con l’inizio del terzo millennio.
Il capitalismo produttivo e concorrenziale si è infatti trasformato, nel corso
dello scorso secolo, in un capitalismo oligopolistico e finanziario, il cui carattere
negativo viene documentato in modo rigoroso e che si traduce nel fatto che il
sistema non è più un produttore, bensì un distruttore di ricchezza e di risorse. Il
lettore deve seguire con attenzione e con pazienza una serie di passaggi complessi,
che Palmieri deriva anche dalla sua ricca esperienza di avvocato che ha esercitato
negli Stati Uniti, passaggi i quali dimostrano come il sistema bancario si è
progressivamente trasformato in quella che viene definita una finanza da casinò,
che riecheggia il titolo del libro “Il mercato d’azzardo” di un altro giurista italiano,
Guido Rossi.
Lasciati sullo sfondo gli aspetti positivi di tre secoli di storia, il libro si presenta
come una serrata requisitoria non solo sulle guerre delle finanza, ma anche su quelle
condotte dal Paese nel quale la finanza ha più prosperato, cioè gli Stati Uniti.
Ma quello che conta è il coraggio col quale viene denunciato il più probabile
sbocco della situazione attuale: “La prossima – e forse ultima grande guerra
dell’umanità – sarà globale, verrà combattuta su campi di battaglia che
distruggeranno le possibilità di sopravvivenza dell’uomo sulla Terra. Non si
impiegheranno armi tradizionali, selci, spade, moschetti, ordigni nucleari, che
hanno fatto il loro tempo. Questo terzo conflitto mondiale si combatterà con armi
più eliminative, idonee a provocare la distruzione dei mezzi di sopravvivenza, cui
seguirà inevitabilmente la obliterazione di vaste popolazioni. Teatro di guerra
saranno le bische (gli istituti finanziari, in primis, le banche centrali), strategia sarà
la frode e l’inganno, arma di distruzione la finanza, visione la sete di potere e
l’avidità, bandiera sarà lo sprezzo delle conseguenze di sofferenza e miseria per
miliardi di persone.”
Queste prospettive apocalittiche possono scoraggiare il lettore e far pensare
alle visioni fantascientifiche di Gianroberto Casaleggio, ispiratore delle fortune
politiche del Movimento Cinque Stelle. Ma Palmieri documenta che il rischio esiste....

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